I valori ambientali, storici e archeologici dell’area protetta
regionale del MONUMENTO NATURALE DELLE GROTTE DI FALVATERRA E RIO OBACO sono
state al centro dell’importante appuntamento
Il convegno tenutosi sabato 27 aprile 2013, ha visto una folta presenza di pubblico che
ha gremito la Sala
convegni del centro ricettivo delle Grotte turistiche di Falvaterra (FR),
grande soddisfazione degli organizzatori viene espressa dal Presidente
dell’Associazione Fabrateria Adriano Piccirilli e da Giovanni Martini,
vicepresidente e moderatore del Convegno organizzato in collaborazione con la XVI Comunità Montana
dei Monti Ausoni di Pico, con il Comune di Falvaterra e con il Monumento Naturale delle Grotte di Falvaterra
e Rio Obaco e patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il
Convegno, dopo il saluto di Antonio Lancia, Sindaco di Falvaterra e di Fausto Di Domenico, Presidente delle Grotte di Pastena e Collepardo,
ha fatto il punto sulle realtà che
racchiude quest’area di piccole dimensioni ma con importanti aspetti di
carattere geologico, speleologico, biologico e archeologico, inquadrati in un
ambito più ampio legato all’evoluzione geologica e storico-archeologica del
Basso Lazio.
Le domande alle quali il Convegno doveva dare risposte erano: Come si è creato
un ambiente geologico di questo tipo? Come e quando si sono formate queste
grotte e in quale contesto, quando e come sono state scoperte, come sono state
utilizzate dall’uomo, come si è evoluto l’ambiente esterno e in quale contesto?
A quando si attribuiscono gli insediamenti esterni delle mura poligonali e qual
è la loro storia? Ed infine come valorizzare il territorio che li circonda?
Questi ed altri ancora, sono stati i temi affrontati dai relatori nel corso del convegno.
Questi ed altri ancora, sono stati i temi affrontati dai relatori nel corso del convegno.
AUGUSTO CARE’, geologo e speleologo, Presidente della XVI Comunità Montana dei
Monti Ausoni e vicesindaco di Falvaterra ha illustrato la geologia dell’area,
con riferimento alla catena appenninica
del sistema dei Volsci, Lepini, Ausoni e Aurunci, in relazione al carsismo
epigeo ed ipogeo dell’area. In particolare sono state illustrate alcune delle
grotte presenti nel settore centrale della catena Monti Ausoni alla luce delle recenti
scoperte in una rivisitazione dei lavori effettuati sul principale bacino
imbrifero del complesso speleologico delle Grotte di Pastena e Falvaterra.
COSIMO
CISTERNINO, Relazioni Esterne Consorzio Grotte di Pastena e Collepardo, ha
illustrato il Concetto di prodotto turistico in relazione ai richiami che una
determinata località riesce ad
esercitare nei confronti del turista, comunemente definito in “ambiti di attrattività” e che dovrebbe offrire ai visitatori, una combinazione di risorse fatta
di paesaggio incantevole, monumenti naturali, costruzione storica, opere
d’arte, stile, gastronomia, folklore, tradizioni, ospitalità.
GIANCARLO PAVAT, a cui si devono
le scoperte a proposito del misterioso affresco del Cristo nel labirinto di
Alatri e la sua divulgazione a livello nazionale e non solo, ha illustrato i
rapporti che legano strutture megalitiche (dolmen, menhir, cairn e muraglie in
opera poligonale) ai labirinti. E in riferimento a questi ultimi, alla loro presenza in sistemi di caverne e grotte, sia dal punto di
vista concettuale che materiale. Il
tutto anche alla luce delle sue ultime ricerche e scoperte (alcune delle quali
sono state presentate per la prima volta al pubblico in questo convegno) che
sono state fatte sia in Italia che in Europa, in particolare in Scandinavia.
ITALO BIDDITTU, archeologo,
autore della scoperta del cranio umano
fossile noto come “Argil”, ha esposto i dati relativi alla presenza umana nelle
grotte del Lazio meridionale, a partire dal Paleolitico medio (Uomo di
Neandertal) e proseguita poi nel Paleolitico superiore e nelle epoche
successive con particolare concentrazione nell’Età del bronzo. E’ in questa
ultima fase che le più grandi grotte del territorio (Pastena e Collepardo) sono
state frequentate anche con finalità rituali e funerarie.
PIER GIORGIO MONTI, archeologo,
direttore del Museo Civico Archeologico di Fregellae (Ceprano), ha illustrato
la situazione relativa alla distribuzione, origine ed evoluzione delle opere
poligonali nella valle del Liri anche in relazione a situazioni simili presenti
in altre zone dell’Italia centrale. Caratteristiche “fortezze” attribuibili ai
Volsci ed ai Sanniti, i circuiti murari in opera poligonale non sono sempre
stati costruiti solo per necessità di difesa. Spesso servivano a creare dei
terrazzamenti per esigenze di culto e, nel periodo romano, erano anche
utilizzati per realizzare percorsi montani o stabili basi per ville rustiche.
ANDREINA BIZZARRO, architetto ,si è soffermata sull’opportunità di relazionarsi con
l’ambiente naturale con l’obiettivo di instaurare un punto di vista
privilegiato dei fruitori. In sintesi: il nuovo e sempre crescente desiderio di
stabilire un nuovo legame con l’ambiente naturale che ci ha spinto a creare la
condizione ideale per un’esperienza che possa essere il primo passo di un
rapporto diverso con tutto ciò che ci circonda e dunque ci attraversa.
Le Grotte di Falvaterra scoperte nel 1964 permettono a turisti e speleoturisti la visita di più di due chilometri di grotta che, partendo dall’ingresso di Falvaterra (FR) sono piuttosto articolati, con una successione di laghetti facili da superare con semplici canotti e tratti a piedi, sui bordi del letto del fiume, formato da ghiaie, sabbie e limo.
Nel settore vicino l’ingresso, la grotta mostra una sezione inizialmente a fiamma con altezze sempre maggiori del tetto, fino a30 metri , con un concrezionamento
di stalattiti e cortine più evidente e meno disturbato dall’azione dell’acqua,
passando poi a sezioni più rettangolari ed interessate dall’erosione del fiume
sotterraneo.
Le Grotte di Falvaterra scoperte nel 1964 permettono a turisti e speleoturisti la visita di più di due chilometri di grotta che, partendo dall’ingresso di Falvaterra (FR) sono piuttosto articolati, con una successione di laghetti facili da superare con semplici canotti e tratti a piedi, sui bordi del letto del fiume, formato da ghiaie, sabbie e limo.
Nel settore vicino l’ingresso, la grotta mostra una sezione inizialmente a fiamma con altezze sempre maggiori del tetto, fino a
La grotta è attrezzata per i primi 200 metri a consentire la visita turistica
grazie ad una galleria di accesso e un percorso in passerella dominante il
fiume sotterraneo che risorge in superficie con il nome di Rio Obaco di
Falvaterra.
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