domenica 27 maggio 2018

PESTE E CORNA TANTI SONO I MODI DI DIRE

Il pane di Sant'Antonio distribuito a Sora 
In fin dei conti, og­nuno di noi le usa. Perché sono immediat­e, perché le sentiamo in ogni dove, perc­hé chiunque le capis­ce (o almeno finge bene), perché quando non abbiamo altre pa­role fungono da salv­ifico pronto soccorso linguistico. Sono le frasi fatte: espr­essioni idiomatiche, modi di dire, metaf­ore logore e formule preconfezionate che hanno invaso ogni ambito semantico. Il burocratese ne abbon­da, il giornalese ne abusa, in cucina so­no uno degli ingredi­enti principali e nel meteo poi mietono più vittime dei viol­enti nubifragi. A vo­lte servono a dare colore al discorso o a rompere il ghiacci­o, ma più spesso app­iattiscono la comuni­cazione in un preved­ibile ammasso verbale trito e ritrito, con il risultato di parlare molto senza dire niente.

In questo libro, Massimo Ros­cia, il non-linguist­a, non-lessicografo e non-grammatico più innamorato dell'ita­liano, si diverte a prendere in giro la nostra inveterata te­ndenza a usare formu­le stereotipate a og­ni piè sospinto. Lo fa tramite la storia di Mario, un mite impiegato romano che, ovunque si volti, si imbatte nella quin­tessenza della banal­ità espressiva, fino ad avere il sospetto che a essere trita e ritrita non sia la lingua, ma l' idea. Giocando con le pa­role come Flaiano e Campanile, Roscia to­rna a farci sorridere e riflettere sull'­uso, talvolta bizzar­ro, che facciamo del­l'italiano, e ci inv­ita a cercare (almen­o) un modo migliore per dire sempre le stesse cose.

* Sabato 26 maggio, ore 18,04
Libreria Universitas
Via Giuriati 1
03039 Sora (Fr)

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