mercoledì 15 settembre 2010

A Sora dal 16 al 18 settembre: La Chiesa di Sora Aquino Pontecorvo a Convegno

di Gianni Fabrizio

Si apre il 16 settembre il Convegno diocesano di Sora Aquino Pontecorvo e che proseguirà nei giorni 17 e 18.. Vi prenderanno parte sacerdoti,diaconi, religiosi e religiose, insegnanti di religione,tre laici rappresentanti di ciascuna parrocchia,un rappresentante di ogni Ufficio o Commissione diocesana,gruppo, movimento, associazione, confraternite e tutte le articolazioni ecclesiali.
L’intervento introduttivo è a cura del vescovo, mons. Filippo Iannone, mentre la relazione ufficiale sarà tenuta dal vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro.
“Educare per crescere”, è il tema del Convegno.

Ecco il contributo che don Mario Zeverini, direttore dell’Ufficio Scuola Diocesano, ha voluto offrire, come momento di riflessione, ai partecipanti delle varie sessioni che animeranno i gruppi di studio e di confronto. “Mentre si fa un gran parlare di “emergenza educativa” qui viene richiamato l’impe-gno in positivo. Educare non solo si può, ma si deve. Non educare è come tagliare il ramo su cui si è seduti; educare non è tanto una tecnica, bensì un’arte. Occorre aver sempre più chiari e presenti il significato e i compiti dell’educazione oggi. Questo è quanto si propone di raggiungere il nostro Convegno, che convoca soprat-tutto quanti sono direttamente o indirettamente impegnato in quest’ “arte”.

Non si tratta semplicemente – come da tempo si va ripetendo – di istruire, trasmet-tere nozioni o informazioni, ma di “ tirare fuori “, di far emergere, - come si evince dalla stessa etimologia del termine – dal “soggetto” al quale è diretto l’atto educativo, le do-mande intorno ai grandi problemi della vita, come pure della storia, della scienza ecc., per dare riposte “ragionevoli” e con linguaggi comprensibili. Questo perché ognuno sia reso capace di fare le proprie scelte, assumere responsabilità e adottare comportamenti adatti per realizzare autenticamente e pienamente se stesso come “persona” libera e capace di scelte consequenziali.

E’ una sorta di “itinerario” che chiama in causa gli educatori, perché pongano un “atto di amore” rivolto alla persona, vista in tutte le sue dimensioni e facoltà, inserita nella società, in una cultura e tradizione che caratterizzano la mentalità e il costume. Un atto, quello educativo, che comincia e deve cominciare dai primi anni della vita, quando la per-sona comincia a prendere coscienza di sé e del mondo che la circonda. Il momento forte e determinante lo si trova nel periodo dell’adolescenza, ed è verso questa fascia di età che si deve orientare in modo prevalente il nostro l’impegno educativo, soprattutto quello della scuola, luogo di socializzazione per eccellenza. Anche nel nostro territorio il problema di una adolescenza allo sbando diventa sempre più grave ed urgente, visti i fenomeni inquietanti in cui essi si rendono protagonisti. Occorre prevenire per non dover correre ai ripari, come insegnano i grandi pedagogisti”.

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